venerdì 17 settembre 2010

Chiacchiere e tabbacchere e lignamme...

" Ci andiamo a vedere un cinema?"
Così si diceva dalle mie parti quando pioveva a dirotto, ed è questa la frase che mi viene in mente quando sento l'ennesima polemica intellettualissima sul destino dei libri che sarebbero per essere soppiantati dagli e-book. Chiaramente erano i film e non i cinema gli oggetti delle nostre uscite invernali, così l'oggetto della lettura non è il libro ma bensì un romanzo, un saggio una poesia, le istruzioni di montaggio dello Svualdrap o le calorie di un biscotto; a scomparire semmai sarà il supporto cartaceo a cui tutti siamo sinceramenti affezionati, ma fino a quando, come dei moderni Neo di un Matrix incombente, non ci impianteranno un chip nel cervello nel quale riversare tramite adeguata connessione le informazioni necessarie, continueremo ad effettuare un processo di lettura che coinvolge giocoforza i nostri organi visivi e un testo o codice che dir si voglia attivando, si spera anche il cervello. Ma forse non sarà proprio questo il vero problema?
Bombardati da miliardi di imput visivi e sonori le nostre obsolete reti neuronali sembrano gettare la spugna; ogni giorno recepiamo involontariamente segnali più disparati da fonti che sembrano inesauribili senza aver al possibiltà di scegliere cosa e come elaborare. Acoltiamo la radio buttando un occhio alla TV mentre scorriamo il testo di un blog, sullo schermo del pc si aprono finestre in continuazione, lampeggiano gli spam, rispondiamo a un sms del cellulare, squilla il fisso per una promozione di una nuova tariffa telefonica, tuo figlio urla dalla cucina che l'acqua trabocca dalla pentola, il cane giustamente ulula perchè il gatto gli rosicchia la coda, tuo marito necessita della camicia stirata, ti cade l'occhio sul giornale che ti invita a una personalissima di Teomondo Scrofa mentre ti offre un asta di rari tappeti afgani, la multa scaduta sospira sulla scrivania, dalla parete da dieci mesi ormai occhieggia Clint Eastwood sul suo calendario, solitamente a questo punto suona il citofono...Non è stress, mi dispiace deludervi, è che non siamo geneticamente predisposti. I nostri figli ridono quando gli raccontiamo le favole, perchè pensandoci bene pensare che fino a quattro secoli fa se volevi leggere qualcosa dovevi PRIMA scrivertelo e se volevi ascoltare musica dovevi suonartela da solo, sembra davvero una favola, o forse per qualcuno un incubo.
Noi tutti amiamo l'oggetto libro altrimenti non saremo quì a menarcela, da quando abbiamo l'età ragione li abbiamo avuti in regalo, comprati, presi in prestito, rubati, consumati, smarriti, a volte distrutti: abbiamo scelto tra un romanzo d'avventura, un thriller, una spy story, un polpettone storico, una raccolta di poesie o solo la storia di un tizio che scava nel proprio ombelico. Ok il libro potrà sparire ma tutto questo non finirà: sono sinceramente dispiaciuta per le case editrici, anche se non quanto mi dispiace per i pastori sardi o per gli operai che montavano le Panda a Pomigliano, ma sono convinta che i Pennivendoli, nostrani e non, riusciranno a riciclarsi in qualcosaltro. Magari i romanzi dei futuri Faletti arriveranno in omaggio sottoforma di byte a chi sottoscriverà un abbonamento Sky o usciranno abbinati ai software che gestiranno le ultimissime lavatrici ma non per questo la qualità delle nostrre letture sarà migliore o peggiore.

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