sabato 5 ottobre 2013

il secchio dell'umido


Stamattina mentre svuotavo il secchio dell'umido riflettevo sul come abbiamo sviluppato questa ripugnanza verso tutto ciò che si decompone. Nella nostra società, come nella maggior parte di quelle occidentali, si sta affermando la consapevolezza e la tutela di tutte le forme di vita, da quelle ancora in germe a quelle in fase di decadimento con tutte le problematiche etiche e pratiche che ne conseguono rimuovendo la realtà, cioè che il disfacimento fisico non è che una parte della vita stessa. In questo senso vanno le eccessive cure per preservare o piuttosto ricreare un aspetto fisico desiderabile ma anche la consapevole scelta riguardo il trattamento o se vogliamo lo smaltimento dei propri resti fisici dopo la morte. Che li si mandi su Marte o li si disperda nel mare le nostre ceneri sono il prodotto piu accettabile di questa fastidiosa eredità che sono le nostre spoglie che ci hanno supportato nel nostro passaggio terreno. Eppure culture ancestrali ci hanno tramandato l'elaborazione dei lutto non solo psicologici attraverso pratiche oggi considerate disgustose e riprovevoli che contemplavano inumazioni, riesumazioni, smembramenti, pasti per le fiere, imbalsamazioni e quant'altro. Memorabile Damien Hirst sperimentatore del processo decompositivo e che della conservazione allucinata della carne ha fatto un perno centrale della sua geniale creazione; ora che i tassidermisti sono una specie in via di esistizione e suppongo sopravvivano solo grazie a Padre Pio e i vari Dudù e gli avvoltoi sono impegnati altrove emerge prepotente il fastidio nei confronti della devozione verso i gli inutili resti dei defunti solo fino ad un attimo prima curati e amati.
In quanto napoletana conosco bene il culto dei morti che si è perpetuato nella mia città da tempo immemorabile che viene descritto benisimo nell'articolo della rivista Napoli Monitor “ Un rapporto tranquillo” del 31 agosto e ritengo che la cremazione sia un gesto di civiltà prima di tutto nei confronti del nostro pianeta e poi dei nostri cari a cui risparmiamo, come diciamo noi, uno sperpetuo. Evidentemente è esploso l'effetto catartico del gusto dell'orrido-orrorifico che ci hanno inculcato tra televisione videogiochi e quant'altro che ha relegato “ lo Sperpetuo” appunto in una visione purificata e anestetizzata della morte.
Sarà che noi pescatori con i vermi abbiamo una certa familiarità e mettici anche l'immagine dei poveri resti sotto la Costa Concordia che sono certa arriveranno presto, ma il brulicare nel secchio dell'umido oggi mi faceva affettuosamente compagnia.

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